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196 | fantasia |
— Penso a quel disgraziato Galimberti. Mandiamogli, segretamente, qualche cosa.
— Mandiamo pure.
— Tanto più.... tanto più che a ognuno può capitare il suo caso — disse lui, tanto piano, a se stesso, che ella non udì.
E un terrore istantaneo gli si dilatò sul volto.
III.
— Stamattina mi sento così bene che voglio andare a fare una passeggiata a cavallo.
— È un’imprudenza, Alberto — gli disse la moglie dal canapè dove stava distesa.
— No, no: mi farà bene. Io monterò Tetillo, un cavallino quieto che Andrea ha fatto sellare. Una passeggiata di due ore, sulla via di Napoli.
— Ci è il sole, Alberto mio.
— Il sole mi riscalda il sangue. Io mi risano, Lucia mia. Vedrai come ingrasserò. Tu che farai?
— Non ho voglia di nulla. Non uscirò forse. Sono seccata.
— Brutto giorno — mormorò Alberto andandosene, facendo risuonare gli stivalini lucidi e gli speroni d’argento.
Più tardi Caterina picchiò.
— Che vuoi fare? Vieni all’Esposizione?