Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
188 | fantasia |
vorevole. Anche la posizione è troppo interna. Gli agrumi crescono bene sulle coste marine. Tu ne possiedi molti, dalla parte di Sorrento?
— Oh! abbastanza; e sai, rendono il sei per cento, quando le altre coltivazioni non rendono che il due, pagata la fondiaria e la ricchezza mobile.
Lucia intervenne con la sua voce fiacca e il suo tono strascicato.
— Senti, Alberto, perchè non fabbrichiamo una villa a Sorrento?
— Eh! non sarebbe forse male. Qualche volta ci ho pensato anch’io. Ma una costruzione porta via tempo e denari...
— Non un palazzo, non un edificio grande e inutile. A che servirebbe? Ma un villino minuscolo, per noi due, un nido, con tre o quattro stanzine chiare e soleggiate, una serra; una cucina sotterranea per conservare la poesia della casa: non una stanza da pranzo, ma un pergolato di gelsomini e passiflore, una uccelliera dove cantassero i canarini e saltellassero i bengalì — e andarci soli in quella campagna profumata, dinanzi al mare divino — e rimanerci soli, appartati dal mondo, tu bene in salute, io dedicata esclusivamente a te...
Diceva questo ad Alberto, ma guardava Andrea che era un po’ confuso a far da terzo in questa espansione coniugale e fingeva studiare le cipolle, pure ascoltando ogni parola, lenta, precisa, seduttrice.
— Hai ragione... è una bella cosa, Lucia. Ci penseremo, quando saremo a Napoli. Oh! si dovrà fare