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parte terza 183

nel suo istintivo amore per la biancheria elegante, fresca e profumata, sentiva una specie di nausea fisica a ispezionare quella roba di un bianco equivoco. Poi, che ne sapeva lei? Nel collegio non facevano che lavori di lusso: ricamo di oro, di ciniglia, di argento, merletti a punto veneziano, merletto di applicazione. Che calze, che rammendature? Queste umili cose non venivano loro insegnate. Ella sentiva la propria ignoranza e benediceva la sorte, perchè non l’aveva fatta relatrice di un gruppo.

Mentre la seduta continuava, accademica, in discussioni quasi famigliari, con una piccola tinta di ufficialità; mentre qualche relatrice leggeva la propria relazione, proponendo premi a ogni costo; mentre la scrittrice dava un consiglio pratico, vale a dire di fare una sottoscrizione per fornire materiale di lavoro alle alunne povere; mentre il segretario leggeva le lettere di adesione di circoli e di comitati pedagogici — Caterina non udiva nulla di questo. Avrebbe voluto trovarsi altrove, in casa sua, dove tutto era abbandonato in mano ai servi. Giulietta era solerte, ma non bastava. Il cuoco, poi, faceva quello che voleva. Da che aveva in casa Lucia e Alberto, per la villeggiatura, Caterina si preoccupava più che mai della colazione e del pranzo. Quei due avevano lo stomaco troppo debole, avevano bisogno di brodi ristretti, di vivande leggiere; un regime affatto diverso da quello di Andrea, che era anche il suo. Lei e Andrea mangiavano maccheroni e bistecche sanguinanti e insalate refrigeranti. Anche la questione del pesce era seria, a Caserta, paese in-