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— ... sì — rispose lei; un sì debole, venuto dopo una esitanza.

— Mi perdonate proprio?

— Vi perdono. Non me ne parlate.

— Ancora una parola. Diceste nulla...

— A chi dunque?

— ... ad Alberto.

— No, nulla.

— Grazie.

Egli si rialzò, sollevato, come soddisfatto. Vi era un segreto fra loro: potevano parlarne senza che niuno lo intendesse, o pensarvi, sapendo che l’altro ci pensava. Lucia si volse, trasalì impercettibilmente, poi gli domandò:

— E voi?

— Che cosa?

— Ne avete parlato?

— A chi?

— A Caterina, alla vostra Ninì.

— No... no... — ed era smarrito.

— Potevate dirglielo — rispose lei, lentamente — voi che l’amate tanto.

— Se ne sarebbe doluta... e...

— Per chi, doluta? Per voi forse?

— No, per voi. Essa vi ama.

— È vero. Caterina è una eccellente creatura, signor Andrea: ha qualità nascoste, ma bellissime. Amatela sempre, perchè se lo merita: amatela, con tutte le vostre forze. Prima del mio matrimonio io temevo che la mia Caterina, che la mia dolce amica fosse