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parte prima | 9 |
— Cercatela e venite con lei in refettorio.
Così il corridoio si vuotava e il refettorio era tutto gaio, tutto illuminato.
Caterina andava su e giù, pei corridoi deserti, col suo passo ritmico, cercando la sua amica Altimare. Scese a terreno: la chiamò due volte verso il giardino: nessuna risposta. Risalì, senza impazienza, abituata a queste ricerche: entrò nel dormitorio. I letti bianchi si allineavano sotto la cruda luce del gas: Lucia non vi era. Una piccola inquietudine si manifestava sul viso roseo di Caterina. Passò due volte innanzi alla cappella, senza entrarvi: alla terza si decise, avendo trovata la porta socchiusa. La chiesa era quasi immersa nell’oscurità. Una lampada che ardeva innanzi alla Madonna, diradava appena l’ombra. Lei s’inoltrò, un po’ intimorita, malgrado l’equilibrio sereno de’ suoi nervi: era sola, era all’oscuro, in chiesa.
Sopra un gradino dell’altare, sul velluto rosso del tappeto, una forma bianca giaceva distesa, con le braccia aperte, il capo abbandonato: figura spettrale. Era Lucia Altimare, svenuta.
II.
Il ventaglio di Artemisia Minichini, fatto con un grande foglio di carta manoscritta, si agitava rumorosamente.
— Minichini, voi annoiate il professore — disse