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8 | fantasia |
levato nelle mani del prete, benediceva in circolo la chiesa.
— Muoio.... — disse Lucia Altimare.
Sulla porta della cappella, nel lungo corridoio illuminato a gas, le maestre attendevano a raccogliere le classi per condurle in refettorio. Una commozione rimaneva sui volti, ma le piccole sgambettavano, si pizzicavano e strillavano, prese dall’allegria scoppiante dell’infanzia, costretta per troppo tempo in un luogo chiuso. Si sgranchivano le gambe, si urtavano, ridevano. Le maestre, un po’ correndo, un po’ gridando, un po’ acchiappandole pel braccio, un po’ pregando, un po’ minacciando, tentavano di metterle in fila due per due. Si avviarono le piccine piccine, poi le più grandette, poi le grandicelle. Il corridoio risonava di queste voci:
— Le azzurre, dove sono le azzurre? — Eccole qui, tutte. — Manca Friozzi. — Dov’è Friozzi, delle azzurre? — Presente! — In linea e a sinistra, mi raccomando. — Le verdi, in riga le verdi, o domani senza frutta al pranzo. — Presto, è sonata già due volte la chiamata del refettorio. — Federici, delle rosse, camminate dritta! — Signorine bianco-verdi, suona per la terza volta la campana. — Le tricolori sono tutte? — Tutte. — Manca Casacalenda. — Ora viene: è ancora sull’organo. — Manca Altimare. — Dov’è Altimare? — Spaccapietra, sapete dov’è Altimare?
— Or ora era qui, sarà scomparsa nella confusione. Ho da cercarla?