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144 | fantasia |
— Dillo, Caterina.
— Ti prego...
— Bah! streguccia innocente, io lo so.
— Che sai?... — e arrossiva.
— So perchè sei preoccupata. È la lettera di Napoli che t’ha impensierita.
Ella lo supplicò di perdonarle, con gli occhi timidi.
— Non te ne voglio — disse lui, lentamente. — Se quella ragazza non mi piace, è anche un’amica d’infanzia tua e io rispetto le tue affezioni. Tu non ami lei più di me, spero.
— No — disse lei, semplicemente.
— Ebbene, basta questo. Non pensare ad altro.
— E... la lettera è interessante?
— Molto.
— Vi era scritto urgente... è proprio urgente, o è una fantasia?
— Proprio urgente.
Egli girò per la stanza e guardò l’orologio.
— Vuoi che andiamo a pranzo? È presto, mi pare.
— Presto certamente.
— E che ti scrive? — domandò lui, dopo una pausa, senza annettere nessuna importanza a quello che chiedeva.
— È lungo a dirsi.
E tornò a pregarlo, con gli occhi.
— Ho capito, Ninì, ho capito — disse Andrea, crollando il capo — tu vuoi leggermi la lettera.
— No, no...
— Sì, che me la vuoi leggere. Non hai il coraggio