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— No, non dormo mai.

— Caterina vi vorrebbe un minuto di là.

— Che vuole?

— Lo so, ma ho avuto ordine di non vi dire niente.

— Ci vado, allora.

E ci andò, lasciando scorrere sinuosamente il suo strascico bianco per terra. Senza pensarci, Andrea sedette sul divano e appoggiò il capo dove ella aveva appoggiato il suo. Un odore selvaggio di capigliatura gli sfiorò le nari. Si alzò e passeggiò per diradare i vapori che gli annebbiavano il cervello.

Di là, Caterina era impacciata per spiegare la cosa a Lucia. Non trovava le parole, intimidita da quella alta fanciulla, vestita di lana bianca come una dama romana, che aspettava ritta, senza battere palpebra.

— Credo... credo che tu ti annoi di venire con me al collegio.

— Per far che?

— Per accompagnare Giuditta.

— No, non vengo. Il collegio mi fa cattiva impressione. Va tu.

— Andrei... se non temessi di lasciarti sola. Ma ritorno presto, sai. Il tempo di andare e venire in carrozza.

— Va pure. Io rimango sola volentieri.

— Gli è che... volevo...

— Portar teco Andrea? È naturale.

— No, no... il contrario.

— Lasciarmelo in compagnia? Si annoierà.

— Ma che dici!