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parte seconda 121


— No — fece lei, mettendogli una mano sul braccio. Alla lievissima pressione egli cedette: ella sorrise.

— Non sognate mai, signor Lieti?

— Mai. Dormo profondamente, otto ore, coi pugni chiusi, come quando ero bambino.

— E a occhi aperti?

— Mai.

— Tal quale come Caterina, allora?

— Oh! tal quale.

— Voi siete felici — e l’accento era amaro.

Ci si sentiva il dolore. Egli la guardò turbato. Dopo tutto, gli sembrava di essere duro con quella fanciulla. Che gli aveva fatto? Era malaticcia e fantastica? Una ragione di più per compatirla. Doveva essere una creatura mal guidata, poco amata, che smarrisce la sua via attraverso la vita.

— Maritatevi — le disse brutalmente.

— Perchè? — disse ella, sbalordita.

— Per questo. Le fanciulle si debbono maritare, guariscono col matrimonio.

— Oh! — esclamò Lucia, e si nascose gli occhi con la mano.

— Di nuovo ho detto qualche sciocchezza? Ora vi dico quello che vuole Caterina e scappo via. Altrimenti voi mi scacciate.

— No, signor Lieti. Chissà, il vostro buon senso borghese ha forse ragione.

Egli capì il senso riposto della frase e ne fu ferito.

Quella magra creatura, con le sue arie vaporose, sapeva mordere nella carne dunque? Gli apparve sotto