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parte seconda | 117 |
— Io sono qui come ambasciatore, signorina Lucia. Ho da presentare le mie credenziali al governo?
— Ecco le vostre credenziali — e indicò con la mano il ritratto di Caterina.
— Già, ecco Ninì. Il mio governo m’ha detto: va, sarai ricevuto bene, con gli onori che merita il rappresentante di una potenza amica.
— Caterina ha detto tutto questo?
— Tutto, no. È dinanzi alla vostra fantasia, signorina Lucia, che io fiorisco d’immagini le poche parole di mia moglie.
— Anche voi mi rimproverate la mia fantasia — disse con tono dolente la fanciulla, e guardò in giro i suoi amici, come per chiamarli a testimoni di tanta ingiustizia.
— No, per nulla. Non è permesso di scherzare? In breve, Caterina mi ha detto: alle tre andrai...
— Sono già le tre? — chiese, interrompendo male a proposito, Galimberti.
— Già le tre, caro professore. Potete vederlo anche al vostro orologio.
— Il mio è fermo — disse l’altro, imbarazzato di dover mostrare un largo orologio argentato, vecchio, di famiglia. — Ma io debbo andarmene.
— Per la vostra lezione, Galimberti? — domandò lei, noncurante.
— Veramente... l’ora è passata. Non credevo che fosse così tardi... del resto non sarà un gran male per le mie scolare. Domani, signorina, si ha a fare la lezione di storia?