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parte seconda | 103 |
rosso saliva verso il soffitto, e le fantasie eccitate sognavano dappertutto i duelli, fioretti scintillanti, spade rifulgenti, bòtte segrete, e belle dame plaudenti. Un ardore bellicoso correva pei palchi e per la platea.
— Ti ha fatto bene il gelato, Lucia? — disse Alberto.
— No. Abbrucio più di prima. Vi era il fuoco dentro.
— Forse, uscendo fuori, respirerai meglio.
— A momenti finisce — osservò Caterina. — Vi è la poule fra mio marito e Mattei.
Invero questa poule era la più interessante fra tutte. Stavano di fronte i due forti campioni, Lieti e Mattei, vigorosi, calmi, sorridendosi. Tacque la sala. Per cinque minuti i due schermidori giuocarono di fioretto, facendo un ricamo di saluti, di finte messe in guardia, di finte parate, di posizioni plastiche, tutta una variazione sinfonica, la cui nota tematica era il saluto cavalleresco. Applausi senza fine: poi silenzio di nuovo, poiché cominciava il vero assalto. Tacevano i due schermidori, agili, pronti, sagaci, vivaci all’attacco, vivaci alla difesa, parando arditamente, liberando il fioretto come nel giro di un anello. Si valevano. Lieti toccò cinque volte Mattei: Mattei quattro volte Lieti; ma il trionfo fu uguale. Il pubblico rompeva la gara, acclamando ai campioni. Un fazzoletto cadde ai piedi di Andrea. Egli esitò un istante: poi lo raccolse senza voltarsi e lo passò nella cintura. Le donne si rompevano i guanti a furia di applaudire.
Quando le raggiunse nel palco, Andrea trovò le signore in piedi che lo aspettavano. Alberto Sanna era andato a prendere la sua pelliccia nel guardaroba.