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102 fantasia


— Il profumo gli fa andare il sangue alla testa. Gli dirò di venire.

— Senti, Caterina... egli non ti dà mai fastidio... con la soverchia forza? Non hai mai avuto paura di lui? Di morirgli fra le braccia?...

Caterina spalancò gli occhi, arrossì.

— Come? Non t’intendo. Che vuoi dire?

— Nulla, nulla — fece l’altra, infastidita. — Prendiamo il gelato, poiché ecco qui Alberto.

Durante tutta la conversazione lo spettacolo continuava, ora interessante, ora noioso. In fondo, i conoscitori trovavano che il torneo era splendidissimo e che la scuola napoletana aveva sempre il primato. Anche le signore discutevano. La Filomarino d’un tratto aveva dichiarato che Galeota cadetto era un Antinoo, con la sua leale sfacciataggine di donna tizianesca. In quanto alla marchesa Leale, l’amante del barone Mattei, era in solluchero: tranquillamente seduta accanto a suo marito, ella portava sul petto uno spillo rappresentato da due fioretti incrociati che il barone le aveva donati: il barone portava ricamata sulla cintura una rosa rossa, emblema della marchesa Leale.

Giovanna Casacalenda non rispondeva quasi più al commendatore fidanzato, le guance accese, le labbra umide, eccitata da quell’incrociamento delle spade, da quel trionfo della forza fisica, saettando con gli occhi Roberto Gentile. Qualcuna si pentiva di aver trascurato il ventaglio pel manicotto, in quell’atmosfera che diventava sempre più calda. A poco a poco un vapore