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parte seconda | 101 |
— Io non voglio nulla — si schermì Caterina.
— Ma sì, sì: prenderai un bicchier di Marsala con qualche biscotto.
— Prenderò quel che vuoi — assentì la Lieti, senza volontà.
— Per me farai portare un gelato, Alberto.
— Con questo freddo? Mi fai venire i brividi.
— Io abbrucio. Senti la mia mano.
E mise un dito del poveretto, dove il guanto lascia un vano rotondo.
— Va, fammi portare un gelato. Bada alle correnti d’aria.
— Questo povero Alberto non avrà lunga vita — mormorò Lucia quando la porta fu richiusa.
— Perchè?
— È minacciato dalla tisi. Gli è morta così la madre, così gli sono morte due sorelle. Non vedi come è scarno?
— Non farlo soffrire allora.
— Io? Ma io gli voglio un bene dell’anima. Io capisco le sofferenze: già non ho intorno che creature malaticce.
— Quest’ambiente ti nuocerà alla salute, come dice Andrea.
— Oh, egli è forte il tuo Andrea! Proprio forte. Oggi, vedi, è il più forte di tutti. Ma non viene mai a vedermi.
— Sai... non ha mai un minuto di libertà. Teme di parlar troppo forte, di farti venir l’emicrania.
— Non ama l’ambra, mi pare? — e sorrise stranamente.