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parte seconda 97

di panno nero, la cinta di cuoio giallo, gli scarponi gialli, e i guanti in pelle di camoscio Tutta l’atletica persona si disegnava benissimo nel pieno vigore della forma, nell’armonia della linea. Lui sorrise al palchetto, un momento. Caterina si era ritirata un po’ in fondo con gli occhi imbambolati.

— Tuo marito è bello oggi — sentenziò gravemente Lucia. — Pare un gladiatore.

Caterina la ringraziò col capo.

Galeota, sottile, magro, bruno, attaccò con lentezza: Andrea si difese con flemma. Si guardavano negli occhi, immobili, misurandosi con lo sguardo: ogni tanto un colpo sagace, sagacemente riparato. La sala era immersa in un’attenzione profonda.

— Su, su — diceva piano Lucia, presa da un tremore nervoso, rotolando fra le dita il suo fazzoletto di batista.

L’assalto seguitava, calmo, sereno: tutto scientifico; sembravano due giuocatori di scacchi. Finì con due o tre bòtte e risposte, profonde, studiate, due bòtte miracolose. I due schermidori, stringendosi la mano, si sorrisero. Si valevano. La sala applaudì: applausi dati alla raffinatezza di scuola.

— Applaudisci tuo marito. Non sei contenta del suo valore?

— Sì — rispose Caterina, arrossendo.

Una visita entrò nel palco: era Alberto Sanna, il cugino di Lucia.

— Buon giorno, signora Lieti. Bel trionfo, eh! pel signor marito.