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96 fantasia


— Un cavaliere ugonotto, pare — mormorò Lucia accendendosi.

Gli schermidori salutarono le dame, la sala, si salutarono. Poi l’attacco cominciò, vivace, pronto. Il maestro Giovannelli, piccolo, grosso, ma agilissimo: il barone Mattei, svelto, freddo, con una scioltezza di movimenti ammirabile. Non parlavano. Dopo l’attacco il barone ricadeva in una posa scultoria che faceva correre fremiti di ammirazione per la sala. Fu toccato due volte: toccò quattro volte. Poi si strinsero la mano e deposero i fioretti. Uno scoppio di applausi rintronò.

Nell’intermezzo le conversazioni ricominciarono. Giovannelli era forte, ma Mattei era il più bravo dilettante di scherma di Napoli. Scuola di Radaelli o di Enrichetti? No, una scuola speciale, tutta propria. Giovannelli aveva i garretti di ferro, ma il Mattei aveva il polso di acciaio.

— Ti piace? — chiese sottovoce Caterina a Lucia.

— Molto, molto — rispose tutt’assorta.

— Ci è Giovanna Casacalenda.

— Dove?

— In seconda fila, al numero tre.

— Ah!... già. Ecco, dietro di lei, il commendatore Gabrielli. Povera Giovanna!

— Il matrimonio è annunciato ufficialmente. Ma lei non sembra triste.

— Finge.

La seconda coppia, Lieti dilettante e Galeota maestro, comparve e si mise in posizione. Andrea era vestito