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— No: è strano come non abbia freddo.

La gente si voltava a veder passare quelle due signore: una coppia singolare. Una, piccola, rosea, dal volto quieto e dagli occhi trasparenti, vestiva come una russa freddolosa. L’altra, alta, magra, dagli occhioni meravigliosi, sul pallore di cera. Un signore, passando in una carrozza da nolo, fece una grande scappellata ad ambedue.

— Galimberti... — mormorò Lucia, straccamente.

— Dove andrà a quest’ora?

— Non so... a dar la sua lezione... credo.

— Sai che mi disse Cherubina Friscia, giorni sono?

— L’hai riveduta?

— Sì, sono andata al collegio perchè la direttrice era ammalata. La Friscia mi disse che in collegio erano molto scontente di Galimberti. Egli è sempre in ritardo sull’ora della lezione: esce prima del tempo o non va punto.

— Ah sì? — disse con indifferenza l’Altimare.

— Poi anche il suo valore scientifico scema. Non si cura dei programmi, corregge male i compiti, nelle spiegazioni è prolisso, nebuloso..... insomma una rovina.

— Povero Galimberti! Te lo dicevo che era uno spostato. Vedrai che finirà male.

— Scusa... non è per curiosità; ma per amicizia... ti scrive egli ancora?

— Sì, ogni giorno: mi scrive le sue sofferenze.

— E tu a lui?

— Anche io, ogni giorno... e lungamente.