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un intervento. 95


La signora (in confidenza si chiamava Emma) carezzò un poco il pelo morbido del suo manicotto; pareva che, sicura delle sue idee, cercasse una forma efficace ad esprimerle. Guido si distraeva a guardarla; era proprio lei, sempre bella, sempre affascinante come il primo giorno che l’aveva vista; anzi adesso gli appariva completa, perfetta. Il profilo sempre puro era più deciso, più fermo; la carnagione bruno-pallida si era colorita di una leggiera tinta rosea; gli occhi che prima erano soltanto vivaci, avevano preso un’espressione profonda; quella donna aveva vissuto e sofferto.

— Avete mai recitato la commedia? — chiese lei infine.

— Si vive nel mondo, signora....

— E si recita da mane a sera. Benissimo, vedo d’aver fatta una domanda inutile. Dunque domani la reciterete ancora; ma vi avverto che avrete una parte seria e che il successo sarà difficile a conseguire.

— Tutto dipende dagli attori e dal pubblico.

— Avrete me a compagna.

— Conosco la vostra valentia.

— Nel fingere?

— Nel recitare. Sarà un proverbio?

— Sì, ma senza la moralità negli ultimi due versi. La moralità è nello scopo della rappresentazione: si tratta di un’opera pia.

— Viene da voi — disse Guido con una velatura d’ironia.

— Vale a dire?

— Che voi siete pietosa; e che io non capisco ancora.