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UN INTERVENTO.
I.
Guido aveva quel giorno l’aspetto di un uomo felice: fronte serena, occhi e labbra ridenti, andatura svelta e spigliata. Ritornava da un banchetto politico — in questo caso la parola pranzo è troppo volgare — dove alle frutta aveva minutamente spiegato ai suoi elettori futuri il suo programma: gli applausi erano fioccati, la cucina del cuoco, lo champagne ed il programma del candidato avevano prodotto molta impressione: l’elezione era assicurata. La sera poi, Guido sarebbe andato ad un ballo, dove avrebbe incontrato la baronessa Stefania, una crudele che cercava da un mese un pretesto dignitoso per lasciarsi intenerire: forse durante un waltzer di Metra o in una visita poetica al buffet, il pretesto si sarebbe offerto da sè: la misericordia divina è così grande! Aggiustati quindi i suoi affari pubblici ed intimi, Guido rientrava per dormirsela un’oretta, come il grande Napoleone alla vigilia di non so quale battaglia.
Ma Giuseppe, un servitore vecchio e fedele, come se ne trovano ancora pochi, Giuseppe rimaneva in posizione rispettosa davanti al padrone; sul suo volto si leggeva il desiderio di dire qualche cosa.