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88 | dal vero. |
infanzia; la mammina se n’era andata e la Cherubina non diceva nulla a nessuno; anzi tremava tutta al solo pensiero che egli comprendesse qualche cosa; e si sedeva in un angolo recondito, lontana dai pericoli.
Passò tanto tempo. Una sera — in un ballo — Cherubina era intenta a rialzare i petali dei suoi fiori, fiori che appassivano in mezzo ai lumi ed ai profumi artificiali; Renato, alle sue spalle, discorreva con un amico.
— Sai? parto — disse.
— Torni presto?
— Non so, non lo credo.
La fanciulla si morse il labbruccio e rimandò indietro le sue lagrime; ebbe il coraggio di non voltarsi e di continuare a gingillar co’ suoi fiori; anzi provava un piacere acre in quella sofferenza. Certo, l’amore era un peccato e doveva subirne la penitenza.
Renato partì amandola. Non si dissero neppure addio. Essa pregò per lui; egli portava seco il suo diletto fantasma.
⁂
Due volte si rividero, due volte si lasciarono e gli anni scorrevano. La gioventù di entrambi declinava; le belle ore, le ore delle liete e serene speranze fuggivano per rientrare nel passato; essi passavano volta a volta per le tristi e gioconde vicende che sono di ogni uomo, essi vivevano e la