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IN PROVINCIA.
Quelle due famiglie rivali rifacevano in miniatura le discordie dei Capuleti e dei Montecchi: solo, avuto riguardo alla civiltà dei tempi, invece di sparger sangue, spendevano e spandevano denaro. In cambio di morti, vi erano stati processi molti, lunghissimi ed intrigati; litigavano per dispetto, per ripicco, per rabbia; litigavano con quella cocciuta volontà di processi che è uno dei principali morbi della provincia. Come al solito si trattava di scioccherie; un filo d’acqua che prendeva cattiva direzione, una turbolenta capra che era saltata dal campo dell’uno in quello dell’altro, alcune oscure e stupide patate che sotterra, distendendosi, avevano annullato il confine. Su questo pioveva la carta bollata, gli uscieri si affaticavano a scrivere con quel loro stile, ultimo ricordo delle invasioni barbare, le sentenze si moltiplicavano, i processi si complicavano; i due avvocati si fregavano le mani per la gioia, e dall’aspetto che pigliavano le cose, erano sicuri di trasmettere come preziose eredità quelle liti ai loro figliuoli. Come era stata causata quella inimicizia fra i Pasquali e i Dericca non si poteva sapere chiaramente; da una parte e dal-
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