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IL CRISTO DI SAVERIO ALTAMURA.
Jésus, ce que tu fis, qui jamais le fera? |
È una sala vasta, deserta, polverosa; qua e là sono aggruppati piedistalli di statue e qualche sedia sgangherata; la luce piove dagli alti finestroni e sembra grigia e fioca, mentre fuori riluce il sole invernale. Camminando in quel salone nudo ed oscuro si abbassa la voce o si tace, si prova un senso di stanchezza e di obblio, e, giunti all’ampio seggiolone che sta di fronte al quadro, si chiudono gli occhi senza volerlo, quasi ad attendere l’ultimo, il più dolce riposo. Ma convien ridestarsi subito, perchè il quadro è là, rimpetto a voi, grande, immobile vivente.
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È un episodio della passione di Gesù: gli leggono la condanna dopo averlo flagellato. Sono ebrei — uno di essi dalle spalle tarchiate, dalle braccia nerborute, stringe un flagello, ed indifferente se la discorre con certi altri; un secondo flagellatore sghignazza orribilmente, ed alza la verga quasi volesse