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affanno, il vivo riflesso di una lotta interna alacrissima. Certo in quei momenti di solitudine completa le ritornava la coscienza di un grande dolore; il sentimento della realtà, lungamente respinto, diventava chiaro, distinto, crudele.

Un rumore di passi la fece scuotere. Era Roberto. Vedendola sola si fermò, esitante; ma supponendo il resto della famiglia in altra camera, si avanzò. Sofia si era alzata subito, turbata.

— Buona sera, signorina.

— Buona sera.....

Erano entrambi impacciati. «Dio! quanto è antipatica questa Sofia!»

pensava Roberto.

Infine la fanciulla si rimise, riprese l’impero sulla sua fisionomia, che ridiventò composta e severa; sedettero a poca distanza.

— La signora madre sta bene?

— Abbastanza bene, grazie.

— E..... Lulù?

— Anche lei benissimo.

Qui un silenzio. Roberto provava una strana sensazione, come una gioia che lo riempisse di amarezza.

— Lulù è occupata? — chiese egli.

Sofia represse un lieve movimento d’impazienza:

— È al ballo, con la mamma, in casa Dellino — rispose poi rapidamente, quasi volesse prevenire altre domande.

Dunque Sofia era sola! E se non voleva essere il più scortese degli uomini, avrebbe dovuto trattenersi con lei! Roberto a questa idea ebbe l’irresistibile volontà di fuggire. Pure non si mosse.