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30 | dal vero. |
bino che ora l’oltrepassa di tutta la testa — ed accanto quel ritratto, quel caro ed amato ritratto di persona morta! In questa camera la buona madre si è ammalata, e quando la salute è tornata a brillare nei suoi buoni ed amorevoli occhi, essa ha respirato l’aria presso quel balcone: sul balcone dove alla primavera tutte le pianticelle hanno fiorito, dove l’edera, più tenace dell’uomo, si è abbarbicata; sul balcone dove nelle sere estive vi furono tante dolci parole mormorate all’orecchio. E quando vi fu quella grande, grande disillusione, la pace del piccolo studio ha calmata l’asprezza della ferita. Dio, quante memorie! Che fiotto di ricordi!
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La pruova che il passato ha esistito bisogna abbandonarla, bisogna dimenticare; e perchè anche l’ultimo profilo delle rimembranze si cancelli, bisogna lasciare il fedele testimonio della vita trascorsa. Staccarsi da tutto, annullare, fare il vuoto. È uno spasimo acuto. Si vagola per le camere, sogguardando lungamente, quasi a volersi imprimere nella mente ogni linea; non si va più fuori quasi a prolungare i momenti della permanenza; non si scambiano che brevi frasi; le fanciulle sono malinconiche, i vecchi parenti si fanno pensosi. Il giorno della partenza viene: i visi sono pallidi e scomposti, si va e si viene senza far nulla, quasi per distrarsi;