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28 | dal vero. |
alla finestra, le statuine sui piedestalli, una simmetria desolante. Lo spirito è oppresso, schiacciato, ridotto al silenzio; i suoi slanci e le sue ispirazioni si frangono contro tutta quella immobilità, non ci è più modo di scrivere, di lavorare, di sorridere. Irritazione, dispetto, fastidio in tutti; la casa è brutta, cattiva, micidiale; si è stanchi, si soffoca, si muore, bisogna scapparne via.
Sospiro di conforto.
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Invece la casa nuova, quella dove si andrà, è un amore, un paradiso terrestre. È vasta, ci si può giocar di spadone, vi è lusso di aria e di luce, il Vesuvio entra nella stanza da pranzo, il golfo nel salotto, dal terrazzo si veggono tutte le colline tenersi per mano. I vicini sono roba fina, aristocratica; si è saputo, così di straforo, che vi sono due cavalieri, una contessa, un vice-sindaco, un ex-ministro, figurarsi! Il portinajo, una vera pasta di miele, una perla nascosta nella conchiglia del suo casotto. I mobili andranno sottosopra, vi sarà un grande rimestío, se ne compreranno dei nuovi ed i vecchi avranno la pensione in soffitta; discussioni infinite su questo soggetto. Tutto sarà nuovo, bello, diverso. E quanti cari progetti, quante dolci speranze si realizzeranno nella casa nuova! Si farà il matrimonio di Carolina, il figliuolo ritornerà dal suo lungo viaggio, ed allora che feste, che allegria! Il lavoro progredirà rapidamente, l’ispirazione verrà; non ci