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quelle delicatezze non fossero esagerazione, roba inutile con Sofia. I mariti sono scarsi e, pur di averne uno, le fanciulle chiuderebbero un occhio ed anche due sulla bellezza e sulla professione dello sposo: così aveva egli enunciato dal palcoscenico, ottenendo le approvazioni della platea; così gli accadeva di pensare presso la giovanetta. Con un volo della sua ammalata fantasia, s’immaginava già che Sofia gli avesse perdonata la sua menzogna, che fosse sua moglie, che venisse ad ascoltarlo recitare, che lo applaudisse... perchè no? Dirle tutto allora... ma Sofia gli alzava in viso gli occhi sereni e casti ed egli ricadeva nella realtà, più affannato, più crudelmente angosciato di prima.

Un giorno cadde ammalato di una febbre nervosa, sperò di morire. Invece dopo tre giorni era guarito ed il suo impresario gli venne a fare una visita per discorrere di cose importanti, secondo diceva lui. Era da tempo che il teatro faceva scarsi introiti, mancavano le novità ed il pubblico si ecclissava; nelle tre sere che Gaetano era stato assente, la sala era rimasta vuota: occorreva darsi da fare, lavorare, trovare qualche idea, arrischiare anche qualche spesa, battere la grancassa, pur di richiamare gente. L’impresario aveva un’idea, anzi due: si poteva tentare una parodia del Rigoletto, che sarebbe venuta fuori interessante e spiritosa dalla penna di Gaetano, si poteva riprendere una vecchia commedia di repertorio, non rappresentata da una trentina d’anni, dopo avervi praticate delle rifazioni. Che ne diceva il carissimo Gaetano, il sostegno del teatro S. Carlino?