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notte di agosto. | 235 |
Le parole di Clelia gli erano giunte al cuore e ne avevano ridestato il dubbio roditore. Assorto, col sopracciglio proteso, con la fronte abbuiata, egli s’interrogava come Clelia si era interrogata.
Allora, quasi per un’attrazione invisibile, si riudì la voce del pianoforte. La suonatrice tentava per l’ultima volta.
— Dio santo! — disse Clelia, nascondendosi il volto fra le mani. Non mi potrò mai sottrarre a questo imperio? Non saprò mai che voglia da me il mio cuore?
Il momento si accostava; era vicino, vicino....
— Oh! Giorgio, se la conoscete la parola della vita, se la sapete questa idea sconosciuta, ditela per pietà!
— Amore! — disse lui con voce grave.
Quello del pianoforte fu un grido di gioia, di trionfo: la luna aveva annullata l’ultima linea di ombra sulla terrazza, e la pace profonda di quella notte di agosto si era trasfusa nel cuore dei giovani.