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GIORNATA.
Egli — egli significa un mio amico che si chiama Augusto, ma potrebbe significare uno, due, cinque, mille fra i miei carissimi lettori — egli la sera aveva chiuse ermeticamente le imposte, perchè la mattina gli piaceva dormire sul tardi. Pure uno spiraglio ci era rimasto, cioè una sottile e lunga striscia di un azzurro sbiadito che stava là, luminosa e sorridente; egli si voltò dall’altro lato per non vederla, ma scorse sul muro riflessa una colonnina di luce; chiuse gli occhi per riaddormentarsi, ma l’azzurrino sbiadito e la luce sorridente gli ballavano nel cervello. Si alzò volendo essere furioso e si ritrovò, con suo dispetto, di umore buonissimo, anzi si sorprese a canticchiare un’arietta della Mignon: quella doveva essere per lui la giornata delle meraviglie. Era scapolo e quindi faceva colazione in casa: nella unione molto morganatica del latte col caffè, egli notò, come un fatto nuovissimo, che il latte aveva un sapore autentico, anzi odorava del buon odore di timo; sopra una sedia giaceva un grosso mucchio di biancheria ed un fascio di fiori. S’intende che non era uscito dalla bottega di Lamarra, ma