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apparenze. 195

vita nelle statue greche: anche a volerlo fare apposta, quella donna non si sarebbe potuta rendere meno perfetta. Sembrava che nè il tempo nè l’amore avessero potuto turbare, guastare quell’aspetto mirabile; ella era così sicura, così imperturbata, che finiva per irritare: si provava lo strano desiderio di vederla un po’ rovinata, come si desidera talvolta di rompere una statuina di valore. Poi doveva essere cattiva: quando si rivolgeva alla sua bionda e pallida compagna, la guardava con certi occhi duri e scrutatori, quasi avesse voluto strapparle dall’anima un pensiero nascosto: il labbro inferiore si avanzava con disdegno. Con quel lusso di vita e di salute pareva che volesse insultare, schiacciare la biondina sofferente, che le rispondeva dolcemente, sforzandosi di sorriderle. Io pensai che qualche dramma intimo dovesse svolgersi fra quelle due donne.

La porta del palco si schiuse, un giovane entrò: tutte due si turbarono. La bruna arrossì un poco, la bionda alzò uno sguardo lento e profondo su colui che entrava. Era un giovane sulla trentina, alto, simpatico, sciupato ed interessante nel volto; salutò quasi sbadatamente l’ammalata e sedette presso la bruna, impegnando con lei un’animata e vivace conversazione. La donna interrogava, alzava il dito con una graziosa aria di minaccia, sorrideva, arrivò sino a battergli sul braccio col manico del ventaglio;