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PER LE FANCIULLE.

(a Lulù)

Queste tre rose, una di un bianco castamente appannato, l’altra di un dolcissimo giallo, e la terza cupamente rossa; queste tre rose che formavano un gruppo di un effetto stupendo e che appuntate sulle trecce cadenti, dietro l’orecchio, ad ogni giro più rapido del ballo fremevano quasi fiori vivi presi d’amore e lambivano il collo: queste tre rose bisogna posarle sulla fodera di carta velina della scatola. Questa pioggerella nevischiata di fiorellini bianchi, che sembravano ghiacciuoli sulla primavera della bionda testa, vada accanto alle rose; il lungo ramoscello di lilà, fiore poeticamente ammalato che ama mescolarsi nelle onde dei ricci mezzo disciolti e cadenti sulle spalle, terrà loro compagnia; insieme la camelia bianca, che il povero Emilio Praga diceva essere stata forse un cereo funerale; insieme la corona di fogliame morto, acuto desiderio del pallido autunno. E quanti altri fiori freschi ed artificiali, che vissero una giornata sola, che vollero morire fra i lumi, i sorrisi e gli amori! Ti ricordi, Lulù,