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rolina di compianto e tira via — i vecchi hanno già troppo pianto per aver più lagrime. Sibbene la madre del coscritto lontano, trema ed impallidisce, leggendo come ogni giorno un soldato muoia all’ospedale militare e compatisce le altre madri; sibbene l’ammalato si sente colpire quasi da una mano invisibile, quando vede la sua malattia abbattere un uomo alla sua età. Ed in ultimo ci è la turba dei curiosi, che cercano le notizie col fuscellino e sono fortunati se possono, in una riunione, uscire in queste parole: Ricordate la tale, quella bruttina? Ha preso marito. Ovvero: Ricordate il tale, quel galantuomo coi fiocchi? Se n’è andato di là.....

Per l’osservatore, che immensa fonte di studio è il modesto estratto dello Stato Civile! In esso cozzano, si urtano, si confondono, si danno la mano tutte le passioni umane, tutte le classi; tutti gli stati sociali vi sono svelati. Vi è il piccolo nato, che non ha padre e che comincia già a sentire il peso della sua posizione illegale, presso alla progenie nobilissima di principi; vi è il futuro cretino che porta il numero precedente a quello che sarà un futuro uomo di genio. È là che spira la fiducia profonda del popolo nella famiglia, la fede nel lavoro delle proprie braccia, il niuno timore dell’avvenire: nel popolo si sposano giovani, allegri, miserabili, senza dubbi e senza esitanze. È là che fa capolino la vanità innata, profonda, incurabile, la quale nel più bello o nel più brutto momento della vita, qual è il matrimonio, fa ricordare di scrivere il nome con tutti i titoli, prenomi e qualità — e si ammira il salto mortale che fa una fanciulla sulla