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la storia di mario. 169

la sua bionda sconosciuta ed il suo incognito amico; ed anche questi due si erano allontanati, allontanati, erano scomparsi. Quando li evocava, non accorrevano più. Aveva tanto amato sua madre, l’unica donna che lo chiamasse per nome e che lo avesse baciato: ed essa morì, distrutta dalle privazioni e dai dolori. Allora si pose a voler bene a quei lavori che erano l’eco della sua gioventù; aveva legati in pacco quei giornali, ogni giorno li classificava, li rileggeva, li riponeva accanto al suo meschino letto. Avrebbe voluto riunirli in un volume per dire con esso a quei del mondo: Vedete, io ho lavorato la mia parte, io vi ho commossi; io vi ho dato il mio tesoro; voi siete stati ingiusti con me. Ma gli editori si rifiutarono di ristampargli nulla, dicendo che l’interesse era sfruttato: una sera, un fiammifero cadde sui giornali; questi abbruciarono facendo una bella fiammata. Così sparve anche l’unica prova del suo ingegno: dopo otto mesi sparve anche lui, non ricordato da alcuno, povero, solo.

Una storia troppo semplice, tanto semplice che non avrà interessato nessuno. Eppure era scritta per tutti: per quelli che hanno perseguitato una vita intiera il loro inarrivabile ideale, e per quelli che, raggiungendolo, vi infusero il soffio creatore; era scritta per quelli che cercando la loro donna, novelli e tragici Don Giovanni, infransero mille cuori senza ritrovarla e dettero coraggiosamente la mano al commendatore di pietra, o per i fortunati che si quietarono nella pace di un solo amore; per quelli che nella drammatica lotta del pensiero con la forma vinsero o per quelli che avendo l’universo nel cer-