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dualismo. 153

vien fuori il giovane pallido, scettico, anelante ad uno scopo cui spesso non gli basteranno le forze, roso dalla smania di giungere, divorato dall’ambizione, incapace più di ritornare sulla vecchia e diritta strada, torturato da una lotta ineguale che lo rende profondamente infelice. Ed il papà è sempre laggiù e lavora; e si sacrifica e s’illude che il figliuolo sarà contento, avrà una posizione... e non sai quale sia più degna di compassione; se la dolce illusione del vecchio o la desolata sfiducia del giovane. Così nascono i genî, si dice; lo so, ma per un genio che nasce, migliaia di mediocri agonizzano, preferirei proprio che il genio nascesse altrimenti.

Questa qui è la storia di Everardo: uniteci un cuore passionato, un sistema nervoso irritabile, un paio di occhi ardenti, ed avrete un ritratto somigliante. Come è naturale, incontrò Flavia per le scale marmoree una giornata d’autunno scuriccia, con una luce diffusa e triste; ma Flavia era bionda, e sorrideva. Notate, ella discendeva e parve al povero poeta che quella fanciulla che veniva dall’alto, fosse un raggio di luce rosea e scherzosa, smarrito in quell’imbrunire: egli non fiatò, non si mosse: ella passò, ma portandosi l’anima di un uomo.

Non racconto come il rivedere Flavia non fece che innamorare sempre più Everardo, come egli descrivesse in una lettera di fuoco tutto questo amore e quante e quali difficoltà dovette vincere prima che la lettera capitasse nelle manine di lei: basti dire che ottenne l’intento. Flavia lesse due volte le brevi parole e rimase pensosa, pensosa, coi sopraccigli corrugati e la fronte seria: la let-