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146 | dal vero. |
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Triste risveglio nevvero? Tu, menestrello, sei sempre quello di una volta ed invece ti hanno cangiato il tuo mondo: non vi sono più castelli, sibbene grandi hôtels dove l’ospitalità costa sette franchi al giorno per la camera, cinque pel pranzo ecc. ecc. Nè si può viaggiare in Italia senza il biglietto di circolazione, ammeno che non si preferisca il velocipede; non vi sono più corti d’amore, le donne pensano alle interpellanze pei loro diritti civili. I lunghi guanti proibiscono il baciamano; e l’uso della veloutine e della poudre rose non fa più distinguere il pallore o il rossore; le collane si accettano, non si donano più. I cavalieri moderni pensano a diventar... commendatori; armi non ce ne sono più, si usano i processi. Tu, menestrello, rimani sorpreso, addolorato, gridi che questo è un delirio, una pazzia, dici che vi è ancora del buono e del bello, che ci è la fede, il sorriso, la lagrima e questo e quest’altro ancora... bah! I giovani non ti danno retta, le fanciulle sorridono, calcolando quanto renda la professione di avvocato di fronte a quella di medico. La gioventù è scettica, e tu ti sei risvegliato troppo tardi in un secolo troppo nuovo.