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LETTERA APERTA.

Al signor Vesuvio, di professione Vulcano,
               strada fra Napoli e Salerno,
          casa propria — ultimo piano.


Carissimo amico,


A momenti sono diciotto anni che ci conosciamo, e l’esserci visti quasi ogni giorno dalla via Santa Brigida, da Santa Lucia e dalla Villa, ha stabilito fra noi due una cordiale intimità. Gli è per questo che ho deliberato di scriverti questa letterina, proponendomi di dirti la verità. Qui tu farai il viso della meraviglia: ma, sicuro, la verità. Ai tempi in cui siamo, lo sconvolgimento sociale è tale che una donna è fin capace di dire la verità ed un editore è capacissimo di stampargliela!

Tu mi sei parso sempre un galantuomo: col ferraiuolo grigio del tramonto, coll’abito nero della sera, col costume verde-bottiglia del mattino, hai avuto sempre molta dignità nel tuo aspetto. Non si può negare che hai anche un bel carattere: è ammirabile la fermezza di non muoverti mai dal tuo posto, ammirabile il sereno disprezzo con cui tu, vivo, guardi la morta montagna di Somma: e dove