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mani.... dopo, ridiventava sarcastica e volgendogli uno sguardo freddo, gli diceva:

— Avete troppa salute: è una ingiustizia per chi non ne ha.

Povero Andrea, che avrebbe voluto morire mille volte di seguito per lei! Ma essa continuava spietata: gli diceva che sarebbe morta, che l’avrebbero messa giù nella terra nera, dove il sole non entra, e che allora tutti sarebbero rimasti contenti per essersi sbarazzati di lei. A lui venivano le lagrime negli occhi e le rimandava indietro; talvolta doveva alzarsi ed uscir fuori, tanto era grande la tortura che Gemma gli infliggeva. Una sera, una brutta sera essa arrivò fino a dirgli che aveva il presentimento di esser seppellita viva, in uno dei suoi prolungati deliquii: egli sognò per tre notti questo caso orribile. Insomma era una vita crucciata, vita di angosce e di paure, in una continua ansietà del peggio; eppure per questi dolori, per queste torture sempre nuove, l’amore di lui aumentava e dal contrasto traeva novello vigore.

Gemma era ingrata ed ingiusta con lui; essa stessa lo riconosceva nei suoi buoni momenti. Dacchè Andrea l’amava, la salute di lei migliorava, le crisi nervose erano più miti, quasi quasi un po’ di sangue cominciava a rifluire nelle vene impoverite. Quando egli compariva, per influsso benefico, essa si sentiva sollevata e sicura, le sembrava di avere un’egida, un’àncora di salvezza. Quell’ambiente di affetto, di adorazione, d’idolatria di cui egli la circondava, esercitava un’azione vivificante sul suo gracile organismo. Non aveva più paura dell’avve-