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LA NOTTE DI S. LORENZO.

Nella notte, mentre l’ombra è sulla terra e l’azzurro del cielo diventa sempre più latteo, avviene qualche cosa di nuovo. Le stelle non sono più fisse, immobili, immortali; invece si precipitano in curve rapidissime di luce e si spengono. Lontan lontano, sulla fine dell’orizzonte, dappresso, da tutte le parti, il firmamento è solcato, quasi ferito da strisce luminose; sono innumerevoli stelle che cadono, è una pioggia di astri, è un lusso, una prodigalità di splendori: è uno spettacolo pieno di vita.

Sempre il cielo è chiuso come un problema inesplicabile: è troppo grande, troppo lontano, troppo svariato. L’artista lo guarda sorridendo, parlandogli, pensando di esso; pittore, vorrebbe dipingerlo; poeta, vorrebbe cantarlo; e non può, non può..... Davanti ad esso le idee si allargano, diventano più grandi, sempre più grandi, vastissime, indefinite; passano in un’altra sfera, deviano, trasportano l’anima in regioni incognite e quando il pensiero ricade un’altra volta sulla terra, l’artista ha nel cuore un freddo e disperato silenzio. Il cielo è una contraddizione perenne; per esso si pensa, s’interroga,