Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
un intervento. | 109 |
pata io, se avessi potuto rimanere una notte con voi. È una disgrazia, ma debbo ripartire.
— È una vera disgrazia — aggiunse il genero.
— Non importa: consoliamoci nel vederla, invece di abitarla.
— Ma...
— Capisco, sarà disordinata, fa nulla.
Guido aprì coraggiosamente; non si poteva più esitare.
— Non c’è male, non c’è male; è anche questa carina, come tutto il resto. Oh! guarda, guarda! Chi ha messo qui il ritratto della mia figlietta? Certo sarà stato un gentile pensiero di Guido; grazie, caro mio. Ma io non posso rimanere; quanto me ne dispiace!
Sedettero in salotto. Marito e moglie erano molto distratti, e se il signor Giorgianni avesse avuto un po’ di naso fino, avrebbe fiutato che qualche cosa di anormale era fra loro. Ma per fortuna il buon papà non era molto furbo.
— Peccato! — egli disse — peccato per tutta questa bella casa!
— Perchè, peccato?
— Gli è che fra poco dovete lasciarla. Se ti eleggono deputato, come ne sei quasi sicuro, ti converrà stare a Roma almeno per sei mesi dell’anno, e non credo che vorrai abbandonare Emma sola a Milano. Dovrete avere due case; sarà un grave impaccio; pure vi è una cosa che mi solleva molto. Se venite a Roma, io potrò capitare da voi almeno una volta al mese: da Napoli a Roma il viaggio è breve e