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104 | dal vero. |
marsi per nome, ad usarsi quelle affettuose compitezze che sono di due sposi ancora innamorati: e per una parola, per una intonazione di voce, per un ricordo fuggevole del passato, Guido impallidiva, Emma arrossiva ed un imbarazzo visibile regnava fra loro.
Per quanto fossero disposti a tutto, per quanto avessero pensato agli equivoci che potevano sorgere, per quanto cercassero di dimenticare le loro personalità, pure la realtà sorgeva ad ogni istante e gettava lo scompiglio nel loro animo: era inutile, non potevano sopprimere la loro coscienza. Aggiungete il timore che per una lieve imprudenza andassero perduti tutti i loro lodevoli sforzi, e più lontano ancora l’idea vaga, ma persistente, che quella scena così rappresentata non dovesse creare fra loro qualche cosa di nuovo, d’inatteso.
Per le scale, mentre il Giorgianni saliva avanti, Emma rivolse un’occhiata desolata al marito, occhiata che significava:
— Come la dureremo sino a stasera?
E quegli di rimando uno sguardo espressivo:
— Aiutiamoci, chè il destino ci aiuterà.
E via di questo passo. Ma in casa i pericoli raddoppiavano. Il Giorgianni pareva ci si dilettasse a porre su discorsi pieni di rischi, a rivolgere domande ingenue che turbavano chi doveva rispondere; povero e buon padre che amava tanto i suoi figliuoli!
— Sì — riprese egli, dopo aver posata la sua tazza — sono lietissimo di questa mezza giornata trascorsa con voi. Vedi, Emma mia, le lettere sono