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un intervento. 103

aveva dovuto domare il suo orgoglio. Per mio padre, per mio padre! andava ella ripetendo per darsi coraggio, ma quello che l’aveva più sollevata fu la gentile freddezza di Guido. Il loro era stato un dialogo cortese, ossequioso, senza allusioni al passato od all’avvenire, salvo qualche frizzo leggiero: non ci erano stati tragicismi, recriminazioni; si erano comportati da persone savie, positive. E il domani?

Il domani sarebbe lo stesso: un po’ di finzione, un po’ di spirito, essere calmi, non tradirsi mai, celare l’inquietudine sotto il sorriso, dire una filza di bugie ufficiose, e riaccompagnato il papà alla stazione, farsi un grande saluto e dividersi: ognuno per la sua strada. Di conciliazione, nemmeno l’idea: Guido non avrebbe mai detto la prima parola, Emma non avrebbe mai perdonato.

Quindi ognuno, dal canto suo, aveva l’animo in pace.

III.

Avevano allora allora finito di pranzare, il signor Giorgianni sorrideva contento e beato, e i due attori si sforzavano di sorridere anch’essi. Ma tutto quello che era loro sembrato facile la sera innanzi, diventava difficilissimo al momento di eseguirlo. Dal mattino, dall’arrivo del padre che li aveva uniti in un abbraccio, erano costretti a darsi del tu, a chia-