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un intervento. | 99 |
— Ma forse io sono un’egoista, a pretendere di sequestrarvi per una giornata intiera. Domani non avete altri impegni?
— No, alcuno: avendone, li lascerei.
— Grazie, di nuovo; per questa sera, poi, siete assolutamente libero: io non ho bisogno di compagnia.
— Come, di compagnia?...
— Certo, io rimango qui stasera. Attendo le mie robe, come vi ho detto: ed intanto mi occuperò ad ordinarle, a disordinarle in modo che sembrino essere state sempre qui. Ma a voi non voglio dare maggiori fastidi; uscite, ritornate a quell’ora che vi piace: fino alle dieci di domani siete un cittadino indipendente.
— Infatti dovrei andare ad un ballo; pure, se volete, rimango.
— E perchè? dovremmo fare conversazione, e fra noi non ci è da dire niente più.
— O troppo; avete ragione. Sicchè chieggo permesso per andare a vestirmi.
Emma s’inchinò e Guido uscì, come un uomo scevro di cure e libero di spirito. Ma dentro era un po’ scombuiato; infatti l’avventura era meravigliosa ed egli ci pensava, ci mulinava tanto che al ballo fu distratto in modo deplorevole. La baronessa Stefania gli gittò sguardi fulminei che egli ebbe l’impertinenza di non vedere: anzi, profittando di una quadriglia che teneva occupata tutta la sala, egli se ne andò senza salutare nessuno.
Ritornato a casa, si ritrovò in un ambiente trasformato, insolito, nuovo, era stata data aria al