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deva i cristalli sul viso a Peppino Fiorillo; dovunque lo incontrava, gli voltava le spalle; il suo umore s’inaspriva, ella maltrattava Carluccio e le serve, recitava il rosario con una voce desolata di donna infelice che chiede una suprema grazia al Signore. In quei giorni Peppino Fiorillo gironzava per le vie di Santa Maria, col capo chino, con le guancie pallide, dove la barba non rasa metteva un’ombra azzurrina di malattia, e non salutava più nessuno.

— Quella Cristina è proprio senza cuore — dicevano oramai tutti quanti.

Ella credette essersene liberata, quando Peppino Fio-