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— L’ha con me — disse fra sè: — è matto, il giovinotto.

E se ne andò, arrossendo un po’ di collera, un po’ di compiacenza. Rinchiuse i vetri della porta-balcone che dava sulla terrazza, senza voltarsi indietro. E mentre Michela, la serva, buttava le foglie di basilico nel pomodoro che gorgogliava, Cristina sedette in un angolo della vasta e chiara cucina e si rimise a fare la calza. Per l’ottobre, suo fratello Carluccio doveva entrare nel collegio militare della Nunziatella, a Napoli, e il corredo non era mai finito. Non pensava più a Peppino Fiorillo,