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all’erta, sentinella! 83

concertati sui motivi popolari di canzonette fra guerresche e popolane, allora molto alla moda. E per gruppi, seguendo la musica che intuonava la Bella Gigogin, o Fenesta che lucivi, i soldati e i galeotti si mettevano a cantare, tutti insieme, alcuni cercando finanche di fare sfoggio di voce; e quando si arrivò alla ancora famosa Addio Rosina, addio, vi fu un concerto in piena regola, con le voci in minore e in maggiore, con quelli che cantavano gutturalmente, senza dire le parole, come se facessero l’accompagnamento.

— Ancora, ancora? — gridavano quando volevano sentire di nuovo un pezzo.

Ogni tanto, uno dei musicanti scompariva ed entrava silenziosamente nella casa del direttore Gigli, in cucina, dove Grazietta gli dava un bicchiere di vino: e il musicante ritornava in piazza, a suonare con più forza. Non vi era stato vino, pei soldati e pei galeotti, ma essi erano tutti eccitati dai lumi, dall’aria aperta, dalla musica, dai canti, dalle loro voci stesse: parevano in preda a una grande ebbrezza. A un tratto la musica suonò una polka.

— Prendimi su, prendimi su — disse il bimbo a Sciurillo.

Attaccato alla mano di Rocco Traetta, il bambino aveva seguito tutti i progressi della illuminazione, battendo per la consolazione le piccole mani innanzi alla stella d’Italia, illuminata nei tre co-