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80 all’erta, sentinella!

Era il piccolino che gridava accanto al padre agitando il suo berretto di lana bianca. Col breve volto sbiancato, coi grandi occhioni rilucenti, alzandosi in punta di piedi, per farsi vedere, per farsi sentire, agitando le braccia, il bimbo vestito di bianco aveva detto la parola. E tutti quanti, soldati e ufficiali, impiegati e funzionari, tutti quanti galeotti, condannati a vita o a tempo, giovani o vecchi, micidiali, ladri, incendiarii, tutti i galeotti gridarono insieme al piccolo figlio vestito di bianco, gridarono con l’anima, con un rumore di tuono, che si diffuse per tutta l’isola e parve la scuotesse dalle fondamenta:

— Viva Venezia!

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Come le prime ore della sera discesero sull’isola di Nisida, cominciò l’illuminazione. Erano lampioncini di carta trasparente, piccoli, con un lumicino dentro: alcuni erano di tre colori, bianco, rosso e verde; altri, a gruppi di tre, uno rosso, uno bianco, uno verde, formavano i colori nazionali. Ve ne erano dappertutto a strisce, a festoni, a grappoli: lungo le ringhiere dei balconi, sospesi agli sporti delle finestre, sotto gli archi delle porte, alle cornici dei portoni; ve ne erano attaccati ai rami delle acacie, lungo le strade di Nisida e pendevano finanche dalle sbarre di ferro delle finestre del carcere, dove i galeotti erano mandati in punizione dalla parte dell’isola che guarda i Bagnoli.