Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
68 | all’erta, sentinella! |
alla finestra, guardava nella via che saliva a Nisida dalla riva, guardava alla spiaggia dei Bagnoli, se qualche barca si staccasse dalla riva. Poi si mise a pranzare, distratto, taciturno. A un certo punto, domandò:
— Ne abbiamo sei di novembre, è vero?
— Sei di novembre — rispose la moglie.
— Perchè, papà, perchè? — chiese il bimbo, che domandava sempre, ostinatamente, con la insistenza di curiosità dei ragazzi, che è la loro intelligenza.
— Te lo dirò più tardi, piccolo figlio — disse il padre rientrando nel silenzio.
Dopo pranzo, verso le tre pomeridiane, si fece portare tutti i giornali dei giorni scorsi, li rilesse febbrilmente. Ma improvvisamente la sua agitazione si calmò: un fattorino del telegrafo, proveniente da Napoli, era entrato e aveva consegnato a Gigli un telegramma. Le mani di Gigli tremavano, aprendo il dispaccio, tanto che la signora Gigli, tremante di una ignota emozione anch’essa, stentò a firmare la ricevuta.
— Ci è l’espresso e la barca — disse il fattorino.
— Quanto è? — chiese la signora.
— Due lire e settanta.
Ella numerava i denari, sogguardando il marito: il capitano Gigli era pallido come un morto, teneva gli occhi fissi sul telegramma, malgrado che non leggesse più, pareva impietrito.