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all’erta, sentinella! | 67 |
IV.
Tutta la notte il capitano Gigli era stato molto agitato. La moglie, che aveva il sonno lievissimo e che non poteva mai riposare profondamente per quella voce delle sentinelle, che si chiamavano ogni quarto d’ora, aveva inteso subito che il marito si voltava e si rivoltava nel letto, che, talvolta, sospirava profondamente come un uomo oppresso.
— Ti senti male? — gli aveva chiesto due o tre volte, schiudendo gli occhi nell’ombra.
— No, no — aveva detto lui con premura. — Dormi tranquilla, sto bene; non ho sonno.
Ella aveva piegato il capo, ubbidiente, cercando di riaddormentarsi in quel leggero riposo dei suoi nervi scossi: ma così, fra veglia e sonno, ella aveva sempre udito che il marito era agitato. Il capitano Gigli, al mattino, si era alzato prestissimo, appena spuntata l’alba, e alla moglie che lo guardava con gli occhi spalancati, meravigliata, egli aveva detto:
— Dormi, dormi, poverina: io vado a fare una passeggiata, una lunga passeggiata.
All’ora di pranzo era tornato un po’ pallido, silenzioso, nervoso. Andava su e giù, si accostava