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58 all’erta, sentinella!

era preso da quella grande indolenza che veniva dalla sua debolezza, nelle ore in cui rifiutava tutto e non voleva nè giuocare, nè passeggiare, nè dormire, nè andare in carrozzetta, e s’incantava nella contemplazione malinconica, taciturna, di cose che neanche la madre indovinava, allora lo portavano, con la poltroncina, coi giocattoli, coi libri delle immagini, sulla terrazzina dove fiorivano, nei vasi, i garofani screziati, le viole del pensiero, i geranii rossi fiammanti, la maggiorana odorosa e l’odoroso basilico. Potevano anche lasciarlo solo, il bimbo, sulla terrazzina, per ore intiere, egli non chiamava nessuno. Restava tranquillo, sfogliando ogni tanto, con le mani candide, quasi trasparenti, il suo libro d’immagini, guardando il mare, muto, immobile. La pallida madre, allora, fissava con gli inquieti occhi il mesto bambino e talvolta, presa da una strana paura, si veniva a inginocchiare innanzi alla sua poltroncina, lo circondava con le sue amorose braccia materne, lo interrogava ansiosamente:

— Che hai?

— Niente, mamma.

— Ti senti male?

— No, mamma.

— Proprio, non ti senti male?

— No, mamma — rispondeva il piccolo figlio, sorridendo con una pazienza angelica, rassomigliando a un ragazzo grande, saggio e affettuoso.

— Sei contento, Mario?