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48 all’erta, sentinella!

— Avete adoperato i mezzi coercitivi?

— Li ho adoperati: li hanno inaspriti, ma non domati.

— Quali saranno le cause? Le potete immaginare?

— Sono quei condannati che hanno sempre fatto una vita da vagabondi, vivendo di furti, di rapine. Per loro il lavoro è una cosa insopportabile. Ne chiamerò uno.

E volgendosi a un galeotto, seduto sopra un sasso, che sbocconcellava un tozzo di pane, lo chiamò.

— Calamà?

Quello non si voltò neppure; neppure alla seconda chiamata. Gigli represse un piccolo moto d’impazienza:

Ingannalamorte?

Allora il galeotto si levò. Era piccolo e grosso, con un ventre prominente e le gambe ignobilmente corte: aveva una grossa testa dal naso camuso, dai capelli simili a una criniera di spazzola, piantati diritti sulla fronte, e gli occhi biancastri. Teneva il berretto sul capo e continuava a mangiare, per nulla intimidito dalla presenza di Gigli e di Colonna.

— Come vi chiamate! — domandò severamente l’ispettore.

Ingannalamorte — disse con voce rauca, il galeotto.