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all’erta, sentinella! | 37 |
— Dove vuoi andare? — disse la madre al figliuolo, prima d’incamminarsi.
— Là, là — fece il bimbo, indicando innanzi a sè.
Le vie di Nisida erano larghe come quelle di una piccola città, coi marciapiedi sterrati, ombreggiati qua e là da alberi di acacie che in ottobre erano ancora verdi. Le case, dimore degli impiegati, dei fornitori, dei capifabbrica, dei carcerieri, a un piano, a due piani, avevano l’aria graziosa di piccoli, civettuoli nidi di provincia; il gran corpo del Bagno penale, dormitorii, refettorii, gallerie, infermerie, carceri, restava in mezzo, alto, bruno, come una rocca che dominava tutti quei villini. Ogni tanto a un gomìto della strada che circonda Nisida, fra le case e gli alberi, si aveva la lunga visione del mare soleggiato: una visione di sorriso e di freschezza. Il bimbo, disteso sulla carrozzetta, spalancava gli occhioni, quasi ridendo, e mormorava, vagamente:
— Là, là...
La madre spingeva lentamente la carrozzetta, presa da un infiacchimento, da uno sfinimento, che le veniva da una soverchia eccitata sensibilità; salutava macchinalmente qualche moglie di impiegato, qualche figliuola di fornitore, le sei o sette signore che abitavano l’isola, insieme alle mogli degli ufficiali e passava avanti sempre lentamente, guardando anch’ella il mare che era il sogno del suo