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36 | all’erta, sentinella! |
del bimbo. Grazietta, una serva di quarant’anni, silenziosa, stava a guardare.
— Verrà Gennaro Campanile, a mettere la scansia — disse la padrona, con uno sforzo. — Sta attenta, sta attenta.
La serva abbozzò un lieve sorriso: conosceva i terrori della padrona. Era la moglie di un galeotto, Grazietta, di un omicida in rissa: e fedele tacitamente a lui, lo aveva seguito dovunque, da Portolongone a Ischia, da Ischia a Nisida, facendo l’impossibile per mettersi al servizio nella stessa isola, riuscendoci sempre bizzarramente, per un miracolo della volontà e dell’ostinazione. Così, quello che guadagnava, serviva per darlo a suo marito: così due grosse parti del suo cibo andavano a suo marito, e questo sacrificio era compito in silenzio quasi nascostamente, tanta era la paura di esser mandata via dall’isola. Il galeotto, un uomo tarchiato, dall’aria feroce, veniva cautamente alla ferriata terrena della cucina, portava via un piatto coperto, del pane, delle frutta, e se ne andava in un cantuccio a divorare voracemente. Ella rientrava, tutta felice, contenta del suo quasi digiuno; e quando la padrona, involontariamente, le mostrava la sua paura dei galeotti, Grazietta crollava il capo, come donna d’esperienza, compatendo la timida gioventù della signora, convinta che gli omicidii sono disgrazie e non colpe, convinta che questa disgrazia può capitare a tutti.